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Ancora in crescita i prestiti in Italia

Nonostante tutto, la dinamica dei prestiti in Italia resta positiva. Anche a febbraio i finanziamenti concessi a famiglie e imprese nel nostro Paese sono saliti rispetto a dodici mesi prima, a dispetto dello scenario debole di fondo. Ecco le dinamiche principali.

Pubblicato il 17/03/2023
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Dinamica positiva dei finanziamenti in Italia

Rallenta, ma senza perdere il segno positivo, la dinamica dei prestiti in Italia. E si tratta di un segnale tutt’altro che da trascurare se si considera non solo il deterioramento del ciclo economico (con buona parte delle previsioni orientata verso una recessione a breve termine), ma soprattutto la dinamica del costo del denaro. Infatti, a partire dalla scorsa estate la Bce sta attuando una stretta con un’intensità mai vista, finalizzata a ridurre la quantità di moneta in circolazione e, per questa strada, l’inflazione.

Le dinamiche di settore

Sta di fatto che, secondo l’ultimo bollettino dell’Abi (l’associazione delle banche operanti in Italia), a febbraio i prestiti a imprese e famiglie sono aumentati del +0,8% rispetto a un anno fa. Eppure all’inizio dello scorso anno le prospettive economiche erano di gran lunga migliori di oggi, alla luce dell’avvio del Pnrr che stava portando enormi risorse nel nostro Paese, bilanciato da una guerra in Ucraina appena iniziata, senza tutte le conseguenze sul caro-energia che avremmo visto dalla tarda primavera in avanti.

L’entusiasmo cala se tuttavia si paragona l’andamento di febbraio con quello dei mesi precedenti. Infatti, a gennaio il progresso rispetto a dodici mesi prima era stato dell’1,5% e a dicembre 2022 rispetto a dicembre 2021 dell’1,6%. Andando ancora a ritroso, a novembre il progresso era stato nell’ordine del 3,2% e a ottobre del 3,5%.

Questa dinamica lascia immaginare che marzo e aprile risulteranno decisivi per la capacità di mantenere o meno il segno più. Da una parte occorrerà fare i conti con l’ulteriore stretta decisa dalla Banca centrale europea, dall’altra lo scenario macroeconomico oggi appare meno fosco del recente passato. I prezzi delle materie prime energetiche sono in calo e questo potrebbe evitare una caduta in recessione. Certo, occorrerà capire come evolverà l’inflazione di fondo, quella cioè che esclude le componenti più volatili come l’energia e gli alimentari, che ha dato segnali di surriscaldamento nel corso degli ultimi mesi. Così come sarà importante capire le conseguenze del fallimento della Silicon Valley Bank, che negli ultimi giorni ha fatto sbandare tutti i listini finanziari, non limitandosi a generare sfiducia verso il comparto finanziario.

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I tassi applicati ai prestiti

Il Bollettino dell’Abi segnala che a febbraio il tasso medio applicato sul totale dei prestiti è stato del 3,66%, in crescita del 3,53%, ma su un livello ampiamente accettabile rispetto al 6,18% registrato prima della crisi, a fine 2007. Se si considerano i soli mutui, si scende al 3,79% (3,59% il mese precedente e 5,72% a fine 2007).

In realtà, come dimostrano gli Osservatori mensili di PrestitiOnline.it, è possibile ottenere condizioni sensibilmente migliori se si consulta un comparatore e si confrontano offerte di prestito differenti, alla ricerca delle migliori condizioni per le proprie necessità.

La qualità del credito

Le sofferenze nette (cioè alla luce delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a gennaio 2023 sono arrivate a 15,3 miliardi di euro, in aumento di circa un miliardo rispetto al mese precedente (+7,3%), ma inferiori di circa 2 miliardi rispetto a gennaio 2022. Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi) il calo è del 73,6 miliardi e questo lascia immaginare che, anche in caso di recessione, le banche non saranno orientate a stringere troppo la cinghia delle erogazioni.

Per finire, il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è pari allo 0,88% a gennaio 2023 rispetto all’1,04% di gennaio 2022 (4,89% a novembre 2015).

A cura di: Luigi dell'Olio

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