Stretta sui bonus edilizi: ecco le case a rischio
Al via la stretta sui bonus casa. Almeno un terzo degli immobili sarà interessato dalla riduzione della detrazione fiscale dal 55 al 36%, secondo quanto deciso dal Governo, con entrata in vigore a partire dal 1° gennaio prossimo. Ecco le voci da considerare.
La stretta sui bonus edilizi a partire dal nuovo anno andrà a pesare almeno su un terzo degli immobili. È la stima del Caf Acli, che prende in considerazione in particolare la riduzione della detrazione per le spese di ristrutturazione dal 50% degli ultimi anni al 36% previsto a partire dal 2025. Un limite che nella prima bozza di manovra risultava ancora più stringente, dato che era generalizzato. Poi, per fortuna, il legislatore ha allargato le maglie, mantenendo il beneficio più elevato sulle prime case, quelle cioè di abitazione.
Le ragioni della stretta
La decisione è stata presa con l’obiettivo di ridurre l’esborso a carico dello Stato, considerato che da quest’anno torna operativo – dopo la sospensione negli anni del Covid – il Patto di stabilità a livello europeo, che impone regole più stringenti ai bilanci pubblici in modo da ridurre il deficit strutturale.
Tornando alle novità 2025, la detrazione del 50% non sarà più accessibile – ad esempio - ai titolari della nuda proprietà, che pure sono tenuti a pagare le spese straordinarie in base al Codice Civile. Analizzando 1,4 milioni di modelli 730 presentati nel 2024, il Caf Acli ha ricostruito a quali tipi di immobile fanno riferimento i righi compilati per usare il bonus ristrutturazioni (E41-E43). È emerso che il 33,7% delle detrazioni riguarda immobili che dal prossimo saranno esclusi dal bonus più ricco: case locate, sfitte e di vacanza (22,6%); alloggi per i quali detrae un familiare convivente (8,6%), il titolare della nuda proprietà (1,1%), il comodatario (1%) o l’inquilino (0,4%).
Il nodo dell’abitazione principale
Per altro, il conto potrebbe risultare ancora più salato, dato che molte delle abitazioni diventano “principali” solo alla fine dei lavori di ristrutturazione, per cui – stando alla lettera della nuova norma – rischiano di restare escluse dal bonus del 50%.
Intervistato da Il Sole 24 Ore, Paolo D’Alessandris, responsabile del dipartimento immobiliare del Cresme, segnala che soprattutto al Nord sta emergendo una leggera tendenza a cercare case già ristrutturate, soprattutto perché il costo dei lavori è salito parecchio, ma in genere chi compra ristruttura. “Nel 90% dei casi qualche lavoro va fatto, aprendo una Cila”, racconta al quotidiano economico.
Il rischio reale è che – alla fine – la stretta non produca i risultati sperati in tema di bilancio pubblico. Infatti, se è vero che in teoria minori detrazioni garantiscono più incassi per lo Stato, va anche ricordato che 20 anni fa il Bonus ristrutturazione fu introdotto anche per combattere il sommerso diffuso nell’edilizia, che appunto sottraeva risorse importanti all’Erario. Ora quel fenomeno rischia di riprendere quota.
Il freno ai mutui
Un’ulteriore frenata alle ristrutturazioni, con ricadute negative per i conti delle aziende del settore (quasi tutte Pmi) e per le imposte versate allo Stato, arriverà dal taglio alle detrazioni per i redditi superiori a 75 mila euro, che interesserà anche i mutui per l’acquisto della prima casa. Per fare un esempio, chi ha più di due figli a carico, potrà contare su detrazioni annuali fino a 14 mila euro, mentre i single non potranno andare oltre quota 7 mila, con soglie intermedie per le altre categorie. Mentre, per i contribuenti oltre i 100 mila euro di reddito il tetto con più di due figli a carico sarà di 8 mila euro, la metà per chi non ha figli a carico. Lo scorso anno gli interessi sui mutui derivanti dall’acquisto dell’abitazione principale sono stati portati in detrazione da 4,3 milioni di contribuenti, per una media di 1.112 euro.
Gli altri tagli attesi
Il capitolo casa, per altro, contribuirà anche in altre direzioni ai conti pubblici 2025. Con il nuovo anno scatterà una nuova tagliola per il Superbonus, con la detrazione che scenderà al 65%, cinque punti in meno rispetto al 2024. Fino a due anni fa, invece, il beneficio ammontava al 110% ed era ammesso il ricorso alla cessione del credito o allo sconto in fattura, che venivano incontro alle esigenze delle famiglie con meno liquidità.
Infine, il 2025 ci sarà l’addio definitivo per bonus verde, che prevede una detrazione del 36% per interventi di sistemazione a verde delle aree scoperte, e per il bonus mobili ed elettrodomestici, che copre una parte delle spese sostenute per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici.