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Imprese, calano le richieste di credito

Superata la pandemia, le imprese sembrano aver superato anche i problemi di liquidità. È quanto emerge dall’ultima fotografia scattata da Crif sulle richieste di credito da parte delle imprese italiane, che nel 2022 hanno fatto registrare una flessione complessiva del 5,7%.

Pubblicato il 24/02/2023
tastiera di un computer con tasto
Richieste di credito da parte delle imprese

Superata la pandemia, le imprese sembrano aver superato anche i problemi di liquidità. O almeno è quello che si può dedurre analizzando l’ultima fotografia scattata da Crif sulle richieste di credito da parte delle imprese italiane, che nel 2022 hanno fatto registrare una flessione complessiva del 5,7% rispetto all’anno precedente.

Un atteggiamento di maggior prudenza che ha riguardato principalmente le imprese individuali, con una flessione a doppia cifra delle richieste (-12%), mentre la domanda delle società di capitali ha fatto registrare una contrazione a una sola cifra (-2,4%). Ma se da un lato calano le richieste, dall’altro lato aumenta l’importo medio, che cresce del 16,8% a 123.979 euro (39.366 euro per le imprese individuali e 163.619 euro per le società di capitali). La maggioranza delle richieste, comunque, ha riguardato importi inferiori ai 10mila euro. Per le imprese individuali, il peso delle richieste di finanziamento con importo inferiore ai 10mila euro è stato del 45,2% del totale, mentre per le società di capitali le esigenze di liquidità risultano polarizzate, con il 29,8% che ha richiesto importi inferiori ai 5mila euro e il 33% che ha richiesto importi superiori ai 50mila euro.

Dove va la liquidità

Tra i settori che hanno evidenziato una maggiore esigenza di liquidità, al vertice della classifica si trova quello dei “Servizi”, con quasi un quarto del totale (23,9%), mentre sul secondo e terzo gradino del podio si piazzano “Commercio” (22,9%) e “Costruzioni e Infrastrutture" (17,8%). Seguono il “Manifatturiero” (11,1%), che nel 2022 ha dovuto fare i conti con le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, "Agricoltura” (6,50%) e “Trasporti e Logistica” (4,80%).

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I tassi di default

Intanto, nel 2022 i tassi di default hanno fatto registrare una leggera risalita, in particolare nell’ultimo trimestre, attestandosi al 2,1% per le società di capitali, all’1,4% per le società di persone e all’1,9% per le ditte individuali. Un trend, però, che non sorprende, e che potrebbe proseguire, anche perché l’indice di rischiosità del credito aveva raggiunto un punto di minimo storico (1,5% per le società di capitali, 1% per le società di persone e 1,7% per le ditte individuali), prevalentemente per effetto degli interventi varati a supporto delle aziende nel contesto delle prime ondate pandemiche di Covid-19 (in primis moratorie sui debiti finanziari in essere e accesso a credito garantito).

“Sebbene in valore assoluto i tassi di default risultino ancora contenuti rispetto alla media storica e al dato pre pandemia, l’attuale quadro macroeconomico, caratterizzato da ripresa incerta ed elevata inflazione, e lo scenario di risalita dei tassi di interesse lasciano presagire che la dinamica in atto possa subire un’accelerazione nel corso dei prossimi trimestri”, commenta Capecchi.

I settori più esposti

Dal punto di vista settoriale, l’andamento di risalita dei tassi di default risulta comune a tutti i comparti economici, seppure con una differente intensità. Nei settori più esposti all’attuale incertezza sul fronte macroeconomico e con le maggiori ripercussioni derivanti dalle oscillazioni dei prezzi delle materie prime e dell’energia, quali i trasporti e logistica e il food & beverage, la risalita dei tassi di default risulta più rapida con incrementi intorno all’1% nell’ultimo anno.

Viceversa, molto meno accentuata è stata la risalita dei tassi in settori quali l’ICT media e telecomunicazione, l’energia e il chimico farmaceutico, settori storicamente più resilienti e che peraltro già mostravano pre-pandemia un livello di rischiosità molto più contenuto rispetto alla media nazionale.

A cura di: Gabriele Petrucciani

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