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La Bce alza ancora i tassi: quali strategie per le famiglie?

In questo periodo in cui il costo della vita è più alto è sempre bene confrontare le varie proposte di prestito, facendo attenzione al TAEG, e valutare il rischio di sovraindebitamento. È fondamentale, infatti, evitare di contrarre finanziamenti se non si ha la possibilità di poterli rimborsare.

Pubblicato il 18/09/2023
aumento dei tassi di interesse per incremento inflazione
Rialzo tassi e ricadute sul mercato del credito

La Bce alza ancora i tassi di interesse. È la decima volta consecutiva in 14 mesi. A partire dal 20 settembre, infatti, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Banca centrale passano rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%. L’obiettivo del Consiglio direttivo è assicurare il ritorno dell’inflazione al 2% nel medio termine. Un rialzo, quello messo in campo dall’Istituto di Francoforte, che ha un forte impatto sull’economia e sulla vita dei cittadini.

Da un recente studio della Fabi le famiglie indebitate con varie forme di finanziamento in Italia sono circa 6,8 milioni: di queste, 3 milioni e mezzo hanno un contratto di mutuo casa. I vecchi mutui a tasso fisso non hanno presentato alcuna variazione, mentre le rate di quelli a tasso variabile hanno registrato aumenti fino al 75%.

Non va meglio per i prestiti. Da una rilevazione della Federazione Autonoma Bancari Italiani acquistare un veicolo da 25.000 euro con un prestito della durata di 10 anni a un tasso del 14,25% potrebbe equivalere a una spesa di 10.900 euro in più rispetto a due anni fa. Se si simula, invece, l’acquisto di una lavatrice da 750 euro, con un prestito da 5 anni, il costo totale passa da 942 euro a 1.098 euro con una differenza totale di 157 euro rispetto ai tassi di fine 2021. Già lo scorso anno i tassi di interesse sui prestiti sono aumentati sensibilmente e oggi nuovi incrementi sono dietro l’angolo.

Il consiglio degli esperti è sempre quello di confrontare le varie proposte di prestito, facendo attenzione al Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG), e valutare il rischio di sovraindebitamento. È fondamentale, infatti, verificare le proprie capacità di pagare i debiti ed evitare di contrarre finanziamenti se non si ha la possibilità di poterli rimborsare.

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Come gestire le finanze nei periodi di alta inflazione

L’inflazione può avere conseguenze su prestiti, risparmi, investimenti finanziari, piani pensionistici, assicurazioni e qualsiasi prodotto finanziario si possegga. Quando il costo del denaro sale, anche i tassi di interesse sui nuovi finanziamenti risultano più alti. Rispetto al passato oggi si riesce ad ottenere in prestito somme di importo più basso.

Banca d’Italia, Consob e IVASS hanno ideato 5 strategie da tenere a mente per gestire le finanze nei periodi di alta inflazione e di aumento dei tassi di interesse.
Il primo step prevede il monitoraggio delle spese: gli esperti suggeriscono di pianificare le finanze e usare in maniera efficiente e intelligente le entrate. È consigliabile fare un elenco delle entrate e delle uscite mensili/annuali e controllare l’estratto conto della banca e delle carte di debito e di credito.

Il secondo passo è predisporre il budget, stabilendo delle priorità: mutuo, affitto, bollette, spesa alimentare. I consumatori possono decidere come ridurre i costi, cercando di spendere meno di quanto si guadagni. Preferibile la domiciliazione dei pagamenti per le spese fisse. Al terzo punto ci sono le commissioni: sono spesso inevitabili, ma in alcuni casi possono essere ridotte o azzerate. È bene allora informarsi in banca su quelle che sono le spese applicate al proprio conto.

Interfacciarsi con un consulente finanziario autorizzato è un altro step importante che può aiutare a gestire le finanze in periodi di alta inflazione, in modo da prendere decisioni in maniera più consapevole. Infine bisogna sempre tenersi aggiornati sugli annunci delle banche centrali. Come abbiamo scritto in precedenza, un prestito a tasso variabile è meno sostenibile nei periodi di alta inflazione.

Cosa sta succedendo ai mutui a tasso variabile?

Crollano le richieste di mutui a tasso variabile. Secondo l’ultimo Osservatorio Mutui di MutuiOnline.it, nel corso del terzo trimestre dell’anno, solo il 5,3% del campione esaminato ha optato per questa tipologia di finanziamento, fortemente influenzato dall’andamento di mercato. Le richieste di mutuo a tasso fisso rappresentano, invece, il 93,4% del totale. Nello 0,9% dei casi è stato scelto un mutuo a tasso misto e nello 0,4% delle volte un mutuo a tasso variabile con Cap.

I mutui a tasso variabile presentano rate che possono aumentare o diminuire in base alle fluttuazioni dei mercati finanziari. Secondo la Fabi l’aumento dei tassi ad opera della Banca Centrale Europea ha determinato una crescita delle rate dei vecchi mutui a tasso variabile: +75%. Chi prima versava una rata di circa 500 euro al mese, oggi affronta una spesa di 875 euro al mese. Da un’analisi della Federazione Autonoma Bancari Italiani per un prestito ipotecario da 150.000 euro della durata di 20 anni la rata mensile potrebbe arrivare a 1.134 euro, ben 469 euro in più rispetto a quella che sarebbe stata pagata un anno fa: 665 euro. Ed ecco che i mutui a tasso fisso continuano a rappresentare l’opzione più sicura in questo periodo storico.

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A cura di: Tiziana Casciaro

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