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Bonus casa: ecco tutte le novità

Arriva la stretta sui bonus legati all'ambito immobiliare. Tra la manovra di Bilancio per il 2024 e le settimane che hanno preceduto il provvedimento che fissa entrate e uscite per il 2024, vi è stata una serie di misure restrittive che hanno impattato sui bonus casa.

Pubblicato il 03/11/2023
pianta e scritta bonus
Le novità relative ai bonus casa

Un po’ la voglia di evitare nuovi abusi e truffe, un po’ la necessità di fare cassa per tenere a galla i conti pubblici. Sta di fatto che tra la manovra di Bilancio e le settimane che hanno preceduto il provvedimento che fissa entrate e uscite per il 2024 vi è stata una serie di misure restrittive sui bonus casa.

Superbonus verso il tramonto

Iniziando dal Superbonus, dopo la stretta dal 110 al 90% attuata nell’anno in corso (con il beneficio massimo che tuttavia resta in vigore per le villette unifamiliari e i condomini, relativamente ai lavori avviati nel 2022), dal 1° gennaio 2024 la detrazione scende al 70%, per poi passare al 65% nel corso del 2025. A quel punto la misura cesserà di avere un carattere distintivo, essendo ormai allineata al bonus ristrutturazione con benefici in termini di efficientamento energetico.

Inoltre, a meno di un radicale cambio di rotta in sede di discussione parlamentare (ipotesi al momento assai remota), dal nuovo anno scatterà lo stop definitivo per la cessione del credito e lo sconto diretto in fattura.

La legge di Bilancio interviene, poi, sulla vendita di case ristrutturate, per porre fine alla speculazione di quanti prima hanno efficientato l’abitazione grazie ai generosi incentivi pubblici, poi l’hanno rivenduta incassando laute plusvalenze. Così, in caso di rivendita dell’immobile oggetto di interventi finanziati dal Superbonus, a partire da gennaio le plusvalenze rientreranno nella categoria dei “redditi diversi”. Così il 26% dell’imposta sarà calcolato sull’intera plusvalenza e non su quella “scontata” del costo della ristrutturazione. Esclusi gli immobili acquisiti per successione e adibiti a prima casa per la maggior parte dei cinque anni precedenti.

Intanto crescono i controlli sui beneficiari del Superbonus. L’Agenzia delle Entrate esaminerà le pratiche agevolate, stilando liste selettive di contribuenti e controllando se sia stata presentata, ove prevista, la dichiarazione di variazione catastale, considerato che queste variazioni possono modificare la rendita dell’immobile. In caso di disallineamenti, partiranno lettere all’indirizzo dei cittadini con richiesta agli stessi di adeguamento ai principi normativi.

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Cresce la tassazione sui bonifici

L’esecutivo ha inoltre deciso di aumentare dall’8 all’11% la ritenuta sui bonifici parlanti necessari per ottenere i bonus casa. Si tratta della quota che banche e Poste trattengono, a titolo di anticipo dell’imposta sui redditi, al momento dell’accredito dei bonifici disposti dai clienti ai fornitori per ottenere detrazioni. Questa misura non incrementa l’imposizione totale sulle imprese del settore, ma impone un acconto più gravoso, per cui nei fatti va a impattare sulla liquidità a disposizione delle stesse. Rispetto a quanto accadeva finora, viene anticipata almeno di un paio di trimestri la scadenza entro la quale va effettuato il versamento all’Erario. Un impatto non trascurabile dato che va ad abbattersi su un settore già provato dalla questione dei crediti incagliati, che si è venuta a creare con il sostanziale stop alla cessione dei crediti.

La misura riguarda tutti i bonus legati all’immobiliare, dal Superbonus all’Ecobonus, passando anche per lo sconto base del 50% per le ristrutturazioni ordinarie.

Tassazione più pesante sugli affitti brevi

Il boom degli affitti brevi si porta dietro una serie di critiche, non solo da parte degli hotel che lamentano una concorrenza scorretta a fronte di minori incombenze per i proprietari di case locate tramite piattaforme internet, ma anche a opera dei sindaci, che vedono in questa tendenza la miccia che ha fatto impennare i costi delle locazioni. Il governo è intervenuto in materia stabilendo che a partire dal 1° gennaio i guadagni generati dagli affitti brevi verranno tassati al 26%. La misura si applica ai proprietari di più di un immobile proposto su Airbnb o piattaforme simili. Fino a questo momento l’aliquota fiscale è stata del 21%, in linea con quanto previsto per gli affitti di lunga durata. Si tratta di un “trattamento di favore” sul piano fiscale rispetto alle normali aliquote Irpef, decisa dal legislatore per contrastare la diffusa evasione fiscale che da sempre caratterizza le locazioni immobiliari (quelle tradizionali, non con ricorso a piattaforma, dove le transazioni sono tracciate e quindi più bassa è la propensione a commettere illeciti). Oltre al fatto che il boom di turisti che scelgono l’Italia garantisce ai B&B rendimenti più elevati rispetto al contratto di affitto ordinario.

Per evitare la mannaia su chi genera piccole entrate mensili grazie a queste locazioni, il legislatore ha scelto di far scattare l’aggravio solo per chi propone sul mercato almeno due case.

Addio IVA sulle case green

Infine, appena un anno dopo l’introduzione dell’IVA dimezzata per le case sostenibili dal punto di vista ambientale, il governo ha disposto il dietrofront. Alla fine del 2023 finirà in soffitta la detrazione Irpef del 50% per l’acquisto di immobili di nuova costruzione e in classe energetica A o B. Questo sebbene la misura abbia avuto un impatto ridotto sui conti pubblici, intorno ai 15 milioni in base alle coperture dell’ultima manovra di Bilancio.

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A cura di: Luigi dell'Olio

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