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Come cambiano i bonus legati alle ristrutturazioni immobiliari

Per i prossimi mesi si prospetta una corsa all'incentivo immobiliare prima che prendano corpo i tagli ai quali sta lavorando da tempo il governo. Interventi attesi non solo sul Superbonus, ma anche sulle altre detrazioni legate ai lavori in ambito domestico.

Pubblicato il 28/05/2024
Salvadanaio con calcolatrice e casa di carta con soldi come sfondo
Verso una riforma dei bonus casa, ecco le novità

Non cambia solo l’importo, ma proprio la filosofia dei nuovi bonus legati all’immobiliare. Il mutamento di rotta deciso dal Governo per limitare l’esborso a carico delle casse statali merita di essere analizzato con attenzione, dato che verosimilmente questo porterà nelle prossime settimane a una vera e propria corsa per ottenere il massimo dei benefici, prima che partano i tagli.

Tassi in calo per i prestiti legati alle ristrutturazioni

Anche se la Bce non ha ancora avviato l’allentamento monetario (ma verosimilmente partirà a fine giugno, come ribadito a più riprese da alcuni membri dell’Eurotower negli ultimi giorni), il mercato si è portato avanti.

L’ultima edizione dell’Osservatorio Prestiti di Segugio.it segnala che ad aprile il Taeg medio applicato ai prestiti personali è stato dell’8,73% contro l’8,91% del primo trimestre e il 9,02% dell’ultimo quarto del 2023.

In particolare, per la casa il tasso medio scende all’8,63%, dall’8,70% del primo trimestre 2024. Proprio la ristrutturazione è una delle principali finalità che spinge gli italiani a finanziarsi, considerato che una scelta in questa direzione non solo consente di vivere meglio tra le quattro mura, ma garantisce anche una crescita di valore per l’asset immobiliare.

E verosimilmente il ricorso ai prestiti sarà ancora più consistente nei prossimi mesi per usufruire dei benefici attuali, prima che entrino in vigore i tagli.

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Cinque regole per un nuovo approccio

Il Sole 24 Ore ha individuato cinque aspetti cruciali che mutano a fondo la filosofia dei bonus casa.

Si parte dalle comunicazioni preventive ad opera dei beneficiari. Sono previste a pena di decadenza per il Superbonus, anche se le piattaforme per l’invio non sono ancora state attivate. In secondo luogo viene fissato tetto massimo di spesa per le casse pubbliche relativamente alle situazioni che mantengono il massimo dei benefici, come nel caso delle aree colpite dai terremoti e relativamente agli enti del terzo settore. Le comunicazioni preventive non serviranno solo per monitorare la spesa, ma anche per farsi autorizzare e per prenotare le risorse, che poi saranno assegnate in ordine di presentazione (anche se non è ancora esclusa una distribuzione egualitaria, a fronte di un taglio delle percentuali di agevolazione. Il quarto asse portante della riforma è la riduzione delle aliquote agevolate. Per il Superbonus si è già scesi dal 110% prima al 90% e quindi al 70%, con l’incentivo destinato a lasciare definitivamente la scena ai bonus preesistenti. Infine, è previsto uno stop alla circolazione successiva dei crediti d’imposta, che secondo la Corte dei conti nel campo edilizio ha agito inizialmente come “detonatore del boom degli interventi”.

A quest’ultimo proposito, l’ultimo decreto che interviene sui bonus in campo immobiliare ha riscritto le definizioni dei crediti d’imposta inesistenti o non spettanti, con l’intento di fissare un confine certo in una materia che nei prossimi anni sarà sicuramente al centro di controlli anti-frode e contenziosi.

Fin qui la possibilità di convertire le detrazioni in moneta fiscale ha generato crediti per 219,4 miliardi di euro, di cui 160,5 riconducibili al Superbonus e 25,7 al Bonus Facciate.

Secondo calcoli riportati dal Corriere della Sera, il cambio di rotta sul Superbonus – con la spalmatura che passa da quattro a dieci anni - avrà un impatto consistente: cedere un credito da 30 mila euro al 70% per quattro anni significa, indicativamente, ottenere 17.850 euro. Sempre a livello indicativo, in dieci anni l’incasso è di 14.700 euro. Pertanto è più conveniente (per restare nell’esempio citato dal quotidiano) optare per la detrazione diretta sulla dichiarazione dei redditi. In dieci anni si incassano 6.300 in più, anche se a rate.

Intanto è in vista un taglio delle detrazioni anche per le ristrutturazioni ordinarie. In particolare, a partire dal 2028 la detrazione passerà dall’attuale 50% al 30%. Per altro, le condizioni attuali di beneficio sono in vigore fino al 31 dicembre prossimo, per cui senza rifinanziamento da parte della Legge di Bilancio, già dal 2025 si scenderà al meno generoso 36%. Non solo: vi sarà un dimezzamento del tetto di spesa, dagli attuali 96 mila ad appena 48 mila euro.

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A cura di: Luigi dell'Olio

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