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Credito: le imprese frenano in attesa del PNRR

Nei primi tre mesi del 2021 le richieste di prestiti da parte delle imprese sono diminuite dell’8,1 per cento. Più della metà sono giunte dal settore produzione. L’importo medio è cresciuto del 2 per cento a 114.323 euro. Atteso nuovo slancio con l’implementazione del PNRR.

Pubblicato il 28/04/2022
Tavolo di lavoro, accordo di imprenditori sugli investimenti da fare
Analisi di CRIF sul mercato del credito delle imprese

La domanda di credito delle imprese ha subito un’ulteriore frenata nel primo trimestre, segnato da una crescita economica in rallentamento e dall’incertezza per la guerra. Non di meno, spiega Simone Capecchi, executive director di CRIF, la tendenza riflette anche un rilevante effetto fisiologico. A seguito dello scoppio della pandemia le società, specie quelle medio-piccole, avevano fortemente incrementato la richiesta di credito per far fronte al drastico ridimensionamento dei flussi di cassa e gestire l’attività corrente, oltre che per cogliere le opportunità offerte dai provvedimenti governativi. E così, a questa prima fase di emergenza è seguita una progressiva normalizzazione nel 2021, che trova continuità anche in questa prima parte del 2022.

-8,1% la domanda nel primo trimestre

Tra gennaio e marzo il numero di richieste di credito presentate dalle imprese sono diminuite dell’8,1% annuo. Il trend negativo, secondo la ricerca di EURISC (Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF), ha riguardato tanto le società di capitali (-5,5%) quanto le imprese individuali (-13,1%). Nel periodo è però salito l’importo medio richiesto (+2%), che risulta pari a 114.323 euro. In questo caso l’impulso è arrivato unicamente dalle società di capitali, i cui finanziamenti sono cresciuti a 150.952 euro, +0,4% annuo (con oltre il 30% delle domande per importi superiori ai 50mila euro). Segno meno, invece, per l’importo chiesto dalle imprese individuali, che rappresentano la spina dorsale del tessuto economico e produttivo italiano: -1,5% a 40.972 euro.

Più della metà dal settore produzione

Più della metà delle richieste è giunta dal settore produzione, per la precisione il 53,8% del totale, seguito dal commercio al dettaglio (18,8%) e commercio all’ingrosso (15,2%). Le domande, secondo gli esperti, dovrebbero tornare vivaci con le attività legate al PNRR. Proprio per questo motivo è da segnalare come le aziende italiane abbiano ricominciato a rivolgersi alle banche per raccogliere le risorse necessarie a sostenere la crescita e gli investimenti. Anche se nel prossimo futuro, stima Capecchi, questo scenario potrebbe risentire negativamente degli impatti derivanti dal conflitto ucraino, dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, nonché della crescita dell’inflazione, mentre nuovi stimoli potrebbero derivare proprio dall’implementazione del PNRR.

Atteso nuovo slancio dal PNRR

Indubbiamente, secondo lo studio, la propensione agli investimenti è destinata ad accelerare di nuovo grazie all’implementazione del PNRR,all’insegna della rivoluzione digitale e della spinta all’innovazione, oltre che della trasformazione green e della transizione energetica. Per avere una visione più chiara delle PMI che potranno essere oggetto di attività in ottica PNRR, CRIF ha analizzato circa 5,2 milioni di imprese, presenti nel proprio ecosistema, e ha sviluppato nuovi indicatori (PNRR-Index) in grado di valutare l’eleggibilità delle imprese per singoli investimenti. Su oltre 4,8 milioni di imprese eleggibili, sono 81.187 quelle che presentano requisiti fortemente in linea con i dettami PNRR contro le circa 444mila che non presentano affatto i requisiti minimi.

A cura di: Fernando Mancini

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