Due italiani su tre bersagli di attacchi informatici
Gli attacchi informatici sono sempre più spesso architettati da organizzazioni criminali, che mettono nel mirino non solo le aziende e le istituzioni, ma anche molti cittadini, sottraendo informazioni sensibili e richiedendo un riscatto per "restituirli".

Il conflitto ucraino sta dando un’ulteriore dimostrazione del livello raggiunto dai criminali informatici, che ormai agiscono a vasto raggio, andando a colpire semplici cittadini, aziende e persino Stati sovrani. Una piaga contro la quale è necessario alzare le difese, tra crescente attenzione a quello che si fa online e adozione di software di protezione adeguati.
Lo studio
Secondo il primo Rapporto Censis-DeepCyber sulla Cybersicurezza in Italia, quasi due italiani su tre (per la precisione il 64,6%) dichiarano di aver ricevuto e-mail ingannevoli finalizzate a estorcere informazioni personali sensibili e il 44,9% ha avuto il proprio pc/laptop infettato da un virus. L’insicurezza informatica viaggia anche tramite i pagamenti online, con il 17,2% degli italiani che ha scoperto acquisti fraudolenti fatti a proprio nome. La transizione digitale ci porta a trascorrere sempre più tempo online e così l’81,7% dei nostri connazionali teme furti e violazioni dei propri dati personali sul Web. Per fortuna, il 61,6% degli italiani adotta sui propri device precauzioni per difendersi da attacchi informatici e l’82% ricorre a software e app di tutela e il 18% si rivolge a un esperto. Il 28,1%, pur dichiarandosi preoccupato, non fa nulla di concreto per difendersi, mentre il 10,3% non ha alcuna preoccupazione sulla sicurezza informatica. Dunque quasi quattro italiani su dici si mostrano indifferenti o comunque non si tutelano dagli attacchi informatici.
Eppure proprio le difese sono quanto essenziali per difendersi da questa piaga diffusa, come dimostra il titolo scelto per lo studio: “Il valore della Cybersecurity. Perché serve la sicurezza informatica per la buona rivoluzione digitale”. Solo una protezione efficace e condivisa dai rischi informatici, sottolineano gli autori, può restituire la serenità necessaria a famiglie, aziende e istituzioni per vivere bene nella digital life.
La conoscenza fa la differenza
Le difese partono dalla consapevolezza dei rischi che si corrono e dall’attivazione delle difese necessarie. Solo un nostro connazionale su quattro (per la precisione il 24,3%) ha un’idea chiara della cybersecurity, poco meno di sei su dieci (il 58,6%) si limitano ai contorni di questo fenomeno, mentre uno su sei (il 17,1%) non sa cosa sia. Di positivo c’è che il 65,9% degli intervistati si mostra disponibile a partecipare ad iniziative formative in azienda o altrove sulla cybersecurity. Proprio le imprese sono bersagliate da attacchi crescenti, di solito finalizzati a sottrarre dati e informazioni di valore commerciali. Dopo qualche giorno solitamente arriva un’e-mail in cui si promette di non diffondere le informazioni sottratte dietro il pagamento di un riscatto e molte realtà accettano pur di recuperare i dati e soprattutto affinché non si diffonda la notizia del furto.
Verso la cyberwar
Gli attacchi informatici sono un’arma ampiamente utilizzata anche nei conflitti veri e propri. Secondo uno studio di Microsoft, la Russia lavorava a una cyberwar contro l’Ucraina già dal 2021. Non è chiaro se si tratti effettivamente di azioni coordinate con l’escalation militare, ma la coincidenza temporale e geografica appre evidente.
Di pari passo anche il fronte ucraino sta mettendo in campo team di hacker per contrastare gli attacchi russi e rispondere. Diverse analisi di settore hanno evidenziato l’esistenza di gruppi Telegram che individuano gli obiettivi russi e forniscono su base quotidiana una lista di quelli da attaccare perché maggiormente vicini all’amministrazione Putin. Inoltre gli hacker prendono di mira servizi di pagamento online, dipartimenti governativi, compagnie aeree e aziende di food delivery nella Federazione, con l'obiettivo di creare disagi nella vita quotidiana del paese.