Il futuro è sempre più green per le nostre case
La Direttiva Case Green dà il via alla transizione ecologica delle abitazioni presenti nei Paesi membri dell'Ue: il traguardo è previsto per il 2030. Bruxelles, intanto, ha alzato ulteriormente l'asticella: entro il 2033 tutti gli immobili residenziali dovranno essere classificati come D.

Tutti gli edifici residenziali che attualmente rientrano nella classificazione energetica G dovranno obbligatoriamente diventare classe E. È questa l’indicazione contenuta nella Direttiva Case Green: una proposta votata dal Parlamento europeo che di fatto inaugura la transizione ecologica delle case presenti nei Paesi membri dell’Ue, che dovrà concludersi entro il 2030. Ma c’è di più, perché Bruxelles ha alzato ulteriormente l’asticella: entro il 2033, infatti, tutti gli immobili residenziali dovranno essere classificati come D.
La Direttiva fa riferimento anche agli edifici non residenziali e pubblici, per i quali il raggiungimento delle stesse classi energetiche dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D). Novità anche per i nuovi edifici che, a partire dal 2028, dovranno essere senza emissioni. L’obiettivo finale è ottenere immobili a impatto zero entro il 2050. La scorsa primavera si è aperto il cosiddetto ‘trilogo’: una fase di negoziazione tra Paesi dell’Unione e istituzioni europee per giungere a un'intesa e, quindi, a un testo comune in grado di fornire le linee guida definitive per avviare il percorso di transizione energetica. In Italia, tuttavia, non sono mancate le polemiche relative, soprattutto, alle tempistiche per l’attuazione della Direttiva Case Green.
Come si valuta la Classe energetica di un immobile
La classe energetica degli edifici è un parametro che permette di comprendere quali sono i consumi delle varie abitazioni e naturalmente che tipo di impatto hanno sull’ambiente. I criteri – previsti dalle leggi - secondo cui viene assegnata una classe energetica sono: tipologia di infissi, impianto di riscaldamento, materiali di costruzione (presenza di cappotto termico e/o coibentazioni), impianto di produzione di acqua calda e tipologia di illuminazione. Ai fini della classificazione si tiene conto anche dell’esposizione dell’immobile, della geometria e della tipologia di impianti installati al suo interno. L’attestato di Classe energetica di un edificio è obbligatorio e deve essere redatto da un tecnico specializzato e autorizzato.
Impianti di riscaldamento, ecco cosa cambia
Secondo i dati raccolti dalla Commissione europea, gli edifici dell'UE sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra: un impatto importantissimo sull’ambiente che deve essere necessariamente regolamentato. A finire nel mirino sono soprattutto le caldaie alimentate con combustibili fossili utilizzate sia per il riscaldamento, sia per la produzione di acqua calda. In tale contesto, la Direttiva Case Green prevede, entro il 2035, il divieto di utilizzare impianti alimentati da combustibile fossile.
Con lo scoppio della guerra in Ucraina (e le conseguenti sanzioni economiche comminate alla Russia) e a causa della fase di instabilità politica attraversata dall’Algeria, il reperimento di queste risorse è diventato molto dispendioso, pertanto si è deciso di accelerare la transizione verso impianti di riscaldamento meno inquinanti. Le bozze di regolamento circolate prevedono a partire dal 1° settembre 2025 la riclassificazione dell’etichettatura energetica per i sistemi di riscaldamento con effetti sugli incentivi fiscali che dovranno essere studiati per spingere i cittadini a cambiare i propri impianti di riscaldamento.
Le prime indicazioni, i salti di classe
Alla luce delle indicazioni delle ultime settimane, le pompe di calore elettriche dovrebbero far parte di una classe energetica alta e quindi potrebbero rientrare nelle agevolazioni previste dal Governo; discorso a parte per tutti gli impianti di riscaldamento che adoperano combustibili che, secondo indiscrezioni, rischiano un declassamento e dunque di rimanere fuori da sgravi e iniziative premiali. In questo contesto anche gli impianti ibridi (costituiti da pompa di calore integrata con una caldaia a condensazione, realizzati per funzionare insieme) sarebbero destinati in prevalenza alle classi energetiche D ed E, a fronte del limite minimo per accedere agli sgravi fissato alla classe energetica C. Tra le misure attualmente attive per spingere i cittadini a migliorare i propri impianti c’è l’Ecobonus (50 o 65% a seconda dei casi, con la possibilità di salire al 90% della spesa se inseriti nel perimetro del Superbonus). Nell’Ecobonus rientrano le caldaie a condensazione in classe A, le pompe di calore ad alta efficienza e gli impianti ibridi.