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Smart working: gli effetti sul lavoro e sulle città

Dopo due anni di emergenza sanitaria sono tanti i cambiamenti profondi che si sono registrati nel nostro Paese. Tra i più evidenti c'è l'esplosione del ricorso al lavoro agile. Lo smart working sta avendo effetti significativi sul sistema imprenditoriale, sulle città e sui tempi di vita.

Pubblicato il 31/05/2022
giovane sorridente con cuffie lavora al pc da casa

Digitalizzazione e smart working stanno rivoluzionando il nostro modo di vivere. Prima che l’emergenza sanitaria stravolgesse la nostra quotidianità, il lavoro remoto era davvero poco diffuso. Solo 184mila italiani hanno utilizzato le proprie ‘quattro mura’ come luogo di lavoro principale nel 2019. Oggi sono, invece, circa 4,5 milioni i lavoratori in regime di lavoro agile. Si tratta maggiormente di lavoratori indipendenti e di dipendenti privati; i lavoratori della pubblica amministrazione sono tornati in presenza.

Ad analizzare gli effetti di questo nuovo trend e a snocciolare le previsioni ci ha pensato la Confesercenti dopo due anni di pandemia. Con il dossier “Cambia il lavoro, cambiano le città”, l’associazione di categoria che rappresenta le imprese italiane del commercio, del turismo e dei servizi, dell'artigianato e della piccola industria, ha esaminato le conseguenze che potrebbe avere il lavoro smart su economia e società.

Tra gli effetti principali c’è sicuramente un risparmio per il sistema delle imprese. Meno personale in presenza significa costi inferiori per l’acquisto e gli affitti dei locali e un consumo inferiore di energia elettrica e gas. Dalle stime effettuate dal sodalizio, uno scenario di lavoro da remoto potrebbe comportare un risparmio di circa 12,5 miliardi di euro l’anno per il mondo imprenditoriale.

Ma se da un lato il lavoro smart andrebbe ad agevolare una parte delle imprese, dall’altra andrebbe a indebolire il mondo della ristorazione, del commercio, del turismo e dei trasporti. Le stime parlano di un calo del fatturato pari a circa 25 miliardi di euro.

Lo smart working convince i lavoratori

La Confesercenti ha effettuato un sondaggio con SWG tra i lavoratori. Il 50% degli intervistati si è mostrato favorevole alla possibilità di lavorare totalmente da remoto; un 26% sarebbe interessato a una parziale presenza in azienda/ufficio; il 15% vorrebbe lavorare, invece, solo nella sede aziendale. Il 9% non ha risposto. Dal sondaggio è emerso, dunque, che lo smart working strutturale potrebbe arrivare a coinvolgere 6,2 milioni di lavoratori.

Il lavoro da remoto interessa maggiormente professioni intellettuali, tecniche e impiegatizie. In particolare ad essere attratti da questo nuovo regime lavorativo sono i giovani. Secondo l’indagine di Confesercenti. Il 56,5% dei millennials direbbe infatti sì al lavoro da remoto, percentuale superiore del 25% rispetto alla media dei lavoratori.

Meno spese per le famiglie

Lavorare da casa ha i suoi effetti anche sulle abitudini di consumo e sulle spese delle famiglie italiane. Lo smart working, durante la pandemia, ha portato le persone ad affrontare più spese nel settore dell’informatica, ma anche a ridurre quelle per la cura di se stessi. Chi lavora da remoto, inoltre, non mangia fuori e utilizza meno trasporti. Dallo studio emerge che i 4,5 milioni di lavoratori in smart working portano a una riduzione della spesa di circa -800 milioni di euro al mese. Parliamo di un calo pari a -6,4 miliardi tra gennaio e agosto del 2021.

Se il lavoro agile diventasse strutturale, le famiglie andrebbero a spendere in totale -9,8 miliardi di euro l’anno rispetto ai livelli pre-pandemia. A crescere sarebbero le spese per l’acquisto di beni alimentari, per le utenze domestiche e di casa. A calare, invece, le spese per ricettività e ristorazione (-7,9 miliardi di euro), seguita da quella in carburanti e trasporto (-6,1 miliardi). Giù anche i consumi in abbigliamento (-1,2 miliardi) e per la cura della persona (-300 milioni di euro).

Lavoro agile significa anche meno auto e moto in giro. Sempre ipotizzando un regime di smart working strutturale, Confesercenti stima che circa 4,9 milioni di lavoratori al giorno non si sposterebbero più da casa. Ciò comporterebbe un minore inquinamento atmosferico. Un altro aspetto importante è quello relativo al mercato immobiliare: con il lavoro agile in tanti hanno lasciato il centro delle grandi città alla ricerca di abitazioni più spaziose, presenti principalmente più in periferia. Nel dossier di Confesercenti vi sono anche suggerimenti e proposte per far sì che tali trasformazioni, così profonde, possano essere supportate da politiche adeguate in grado di contenere gli effetti negativi e a valorizzarne quelli positivi.

A cura di: Tiziana Casciaro

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