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Stop di Poste alla cessione dei crediti per il 2024

Se ne riparla nel 2025. Poste Italiane ha chiuso alle cessioni dei crediti per i bonus edilizi di quest'anno. Gli acquisti saranno limitati ai crediti fruibili a partire dal prossimo relativamente ai crediti maturati a fronte di spese sostenute nel 2024 e per le rate degli anni precedenti.

Pubblicato il 10/01/2024
persona che fa calcoli con calcolatrice
Poste blocca la cessione dei crediti per l'anno in corso

Poste Italiane chiude alle cessioni dei crediti legate ai bonus edilizi per l’intero 2024. Una decisione che arriva in contemporanea al raggiungimento dei 100 miliardi di euro per il costo del Superbonus. Una cifra destinata a salire ulteriormente, nonostante la stretta normativa.

Rinvio ai crediti fruibili dal 2025

Poste ha fatto sapere che d’ora innanzi gli acquisti saranno limitati ai crediti che siano fruibili a partire dal 2025 sia relativamente ai crediti maturati a fronte di spese sostenute nel 2024, sia in relazione alle rate residue di spese sostenute negli anni precedenti. La ragione è da rinvenirsi nella tempistica necessaria per lavorare le pratiche. Poste Italiane aveva riattivato la piattaforma per la cessione dei crediti a inizio ottobre, dopo una fase di sospensione degli acquisti, legata all’aggiornamento delle sue procedure di controllo e di elaborazione delle pratiche. La riattivazione aveva riguardato le prime cessioni di beneficiari delle detrazioni (non quindi degli sconti in fattura) ed esclusivamente le quote annuali fruibili a partire da quest’anno. In sostanza, erano ammessi alla richiesta di cessione dei crediti le spese sostenute nel corso del 2023 o le rate residue di spese sostenute negli anni precedenti (ad esempio, spese del 2022 con una prima rata 2023 utilizzata in detrazione e le successive rate oggetto di cessione).

Alla luce del nuovo cambio di rotta, chi ha effettuato una spesa nel 2023 potrà portare in detrazione la quota 2024 e cedere quelle dal 2025 in poi. Chi effettua una spesa nel corso di quest’anno, invece, potrà vendere tutto. Non cambia, invece, il massimale cedibile, vale a dire 50 mila euro per ciascun cliente. Somma che non necessariamente deve essere versata tutta assieme, restando valida l’opzione delle cessioni plurime.

Oltre al Superbonus, sono cedibili anche gli altri sconti fiscali trasferibili per legge in base al decreto Rilancio, come l’Ecobonus, il Sismabonus e il bonus ristrutturazioni ordinario.

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Il Superbonus a quota 100

Intanto, il Superbonus chiude il 2023 a quota 100 miliardi di euro di detrazioni maturate, di cui 40 miliardi solo nell’ultimo anno (un dato paragonabile a quello del 2022, nonostante i criteri più stringenti nell’accesso alla misura predisposti dal legislatore con l’obiettivo di limitare l’esborso a carico dello Stato). Infatti, nonostante la stretta progressiva nell’accesso alla detrazione, nonché il taglio della stessa dal 110% iniziale al 90% del 2023 (e quest’anno si scende ancora), il conto per le casse dello Stato continua a crescere, con 461 mila edifici fin qui interessati dai lavori.

I numeri arrivano dall’aggiornamento mensile dell’Enea, l’ente incaricato di ricevere la documentazione relativa ai lavori. Dunque, in vista dei nuovi tagli, un gran numero di contribuenti si è affrettato con i lavori, accelerando soprattutto i pagamenti. Gli investimenti realizzati nel mese di dicembre si sono attestati a quota 5,9 miliardi di euro, con 5,7 miliardi a carico dei soli condomini. Mentre villette e abitazioni unifamiliari, in relazioni alle quali la stretta è partita prima, si sono fermati a 199 milioni di euro.

Il conto è destinato a salire ancora, se si considera che i lavori completati nei condomini ammontano all’85% circa. Pertanto resta ancora un 15% di cantieri aperti, nei quali cioè vi saranno nuove spese da sostenere, a questo punto con lo Stato che se ne farà carico per il 70%. Sempre che vengano completati tutti entro la fine del 2024. In caso contrario, in mancanza di nuove proroghe al momento poco probabili, scatterà la tagliola, con le famiglie che si troveranno a sopportare per intero i costi dei lavori.

Infine, una puntualizzazione in merito alle ultime decisioni legislative. Dall’inizio di quest’anno, la cessione a titolo oneroso di immobili su cui sono terminati da non oltre dieci anni lavori agevolati dal Superbonus determina una plusvalenza imponibile Irpef. Nel calcolo di quest’ultima, le spese sostenute, non rilevano se l’intervento si è concluso da non più di cinque anni, mentre rilevano al 50% in caso contrario.

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A cura di: Luigi Dell'Olio

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