Quali documenti servono per la cessione del quinto?
Scegliere una cessione del quinto vuol dire scegliere un'operazione finanziaria pratica e molto versatile, ma i documenti richiesti sono molteplici e si differenziano in base al richiedente, lavoratore dipendente o pensionato che sia. Scopriamo di più.
Quando abbiamo un’esigenza imprevista o decidiamo di intraprendere un nuovo progetto per realizzare un’idea a cui pensavamo da tempo, non sempre disponiamo delle risorse economiche per farvi fronte. Nasce quindi la necessità, specie nel caso di progetti importanti, di fare ricorso al credito con la cessione del quinto, ma il primo dubbio che ci assale è legato alla burocrazia che essa richiede.
Vediamo adesso qual è la documentazione necessaria per richiedere una cessione del quinto.
Quali documenti servono per la cessione del quinto?
La cessione del quinto è un prestito personale, per cui la base per poterla istruire è rappresentata dalla dimostrazione delle nostre caratteristiche personali. La documentazione da produrre riguarda essenzialmente due aspetti chiave che ci distinguono l’un l’altro: chi siamo, da una parte e come siamo in grado di produrre il reddito che occorre per far fronte al finanziamento dall’altra.
Relativamente all’esigenza di dimostrare chi siamo i documenti di identità consentono alla banca o alla finanziaria di accertare la nostra reale esistenza, la corretta identificazione anagrafica (ad esempio la presenza di più nomi), oltre che la corrispondente identità fiscale rilevabile dalla Tessera sanitaria.
Da una parte la Carta di identità, la Patente di guida e, talvolta, il Passaporto assolvono perfettamente a questa esigenza di corretta identificazione personale da parte delle banche, sia per inserire la corretta anagrafica sul contratto, sia per evitare i furti di identità che spesso hanno caratterizzato le frodi finanziarie, a scapito di persone spesso ignare della truffa messa in piedi a loro danno.
Quali documenti reddituali occorrono per la cessione del quinto?
L’aspetto legato alla capacità di dimostrare la produzione del reddito nella cessione del quinto ha una particolarità distintiva rispetto al normale prestito personale. La cessione del quinto si rivolge infatti solamente a coloro i quali hanno la possibilità di dimostrare un reddito fisso e continuativo, escludendo di fatto dalla possibilità di accesso al prodotto gli autonomi, i titolari di partita Iva e coloro i quali possono dimostrare redditi occasionali e non derivanti da lavoro dipendete (es. redditi da locazione, diritti d’autore, rendite finanziarie da capitali investiti).
Nella prassi le banche o le finanziarie hanno necessita, per assolvere la disposizione di legge che impone di NON superare la quinta parte netta della retribuzione, di un supporto che gli consente di rispettare il parametro del Quinto massimo.
La busta paga ci fornisce una prima indicazione utile, riportando nelle sue numerose indicazioni, le voci con le corrispondenti cifre che compongono la retribuzione fissa, non potendo infatti inserire nel calcolo del quinto le componenti variabili, come gli straordinari o i buoni pasto.
Il modello CU o Certificazione Unica (l’ex CUD) consente alla banca di incrociare i dati riportati sulla busta paga. Un’attenta verifica anagrafica, sia del dipendente che del datore di lavoro, consente di avere un ulteriore riscontro relativo all’identità del richiedente, ma anche di poter ricavare gli estremi che occorrono alla compagnia assicurativa per valutare l’affidabilità del datore di lavoro. Quest’ultimo infatti è colui il quale paga la rata, per cui deve avere dei requisiti di solidità e solvibilità, essenziali per la concessione della cessione del quinto.
Se i controlli sulle buste paga e sul modello CU danno riscontri positivi, la banca o la finanziaria richiede al cliente un ulteriore documento: il certificato di stipendio.
Questo dev’essere redatto a cura del datore di lavoro e deve riportare tutte le voci che compongono la retribuzione su base annuale. Il primo dato fondamentale contenuto nel certificato di stipendio è la retribuzione netta, indispensabile per effettuare il calcolo del quinto massimo applicabile. Una seconda indicazione importante è rappresentata dal Trattamento di Fine Rapporto maturato, garanzia fondamentale per il dipendente privato sul quale verrà imposto un vincolo. Oltre alla somma accantonata deve riportare l’indicazione della sua destinazione, in azienda o presso un fondo di previdenza complementare privata (es. presso un’assicurazione) o di categoria (es: Fonchim, Gomma Plastica, Cometa, etc).
I dati anagrafici personali, verificati incrociando il controllo sui documenti di identità, la ragione sociale corretta con l’indicazione della sede legale del datore di lavoro (essenziale per la notifica), completano le informazioni riportate nel certificato di stipendio.
Quali documenti reddituali occorrono per i pensionati?
Diverso è la burocrazia per il pensionato. La banca o la finanziaria, infatti si deve interfacciare con l’INPS, spesso per via telematica, che tutela il proprio assistito verificando ed autorizzando solo le richieste di cessione che rispettano rigorosi parametri.
Il primo documento che l’INPS produce al pensionato è il Modello OBIS-M, nel quale sono riportate le caratteristiche della pensione (es. di anzianità, vecchiaia, invalidità, reversibilità etc), il suo ammontare lordo per l’anno in corso e il corrispondente netto. Il dato mensile viene invece riportato nel cedolino che corrisponde alla busta paga del dipendente.
Il calcolo del quinto massimo viene invece determinato a cura dell’Inps (o del relativo ente pensionistico es. ENPAM per i medici) mediante l’emissione della quota cedibile che rappresenta sia la fattibilità dell’operazione, che il quinto massimo trattenibile dalla pensione.
Quali documenti reddituali occorrono per la cessione del quinto?
L’aspetto legato alla capacità di dimostrare la produzione del reddito nella cessione del quinto ha una particolarità distintiva rispetto al normale prestito personale. La cessione del quinto si rivolge infatti solamente a coloro i quali hanno la possibilità di dimostrare un reddito fisso e continuativo, escludendo di fatto dalla possibilità di accesso al prodotto gli autonomi, i titolari di partita Iva e coloro i quali possono dimostrare redditi occasionali e non derivanti da lavoro dipendete (es. redditi da locazione, diritti d’autore, rendite finanziarie da capitali investiti).
Nella prassi le banche o le finanziarie hanno necessita, per assolvere la disposizione di legge che impone di NON superare la quinta parte netta della retribuzione, di un supporto che gli consente di rispettare il parametro del Quinto massimo.
La busta paga ci fornisce una prima indicazione utile, riportando nelle sue numerose indicazioni, le voci con le corrispondenti cifre che compongono la retribuzione fissa, non potendo infatti inserire nel calcolo del quinto le componenti variabili, come gli straordinari o i buoni pasto.
Il modello CU o Certificazione Unica (l’ex CUD) consente alla banca di incrociare i dati riportati sulla busta paga. Un’attenta verifica anagrafica, sia del dipendente che del datore di lavoro, consente di avere un ulteriore riscontro relativo all’identità del richiedente, ma anche di poter ricavare gli estremi che occorrono alla compagnia assicurativa per valutare l’affidabilità del datore di lavoro. Quest’ultimo infatti è colui il quale paga la rata, per cui deve avere dei requisiti di solidità e solvibilità, essenziali per la concessione della cessione del quinto.
Se i controlli sulle buste paga e sul modello CU danno riscontri positivi, la banca o la finanziaria richiede al cliente un ulteriore documento: il certificato di stipendio.
Questo dev’essere redatto a cura del datore di lavoro e deve riportare tutte le voci che compongono la retribuzione su base annuale. Il primo dato fondamentale contenuto nel certificato di stipendio è la retribuzione netta, indispensabile per effettuare il calcolo del quinto massimo applicabile. Una seconda indicazione importante è rappresentata dal Trattamento di Fine Rapporto maturato, garanzia fondamentale per il dipendente privato sul quale verrà imposto un vincolo. Oltre alla somma accantonata deve riportare l’indicazione della sua destinazione, in azienda o presso un fondo di previdenza complementare privata (es. presso un’assicurazione) o di categoria (es: Fonchim, Gomma Plastica, Cometa, etc).
I dati anagrafici personali, verificati incrociando il controllo sui documenti di identità, la ragione sociale corretta con l’indicazione della sede legale del datore di lavoro (essenziale per la notifica), completano le informazioni riportate nel certificato di stipendio.
Quali documenti reddituali occorrono per i pensionati?
Diverso è la burocrazia per il pensionato. La banca o la finanziaria, infatti si deve interfacciare con l’INPS, spesso per via telematica, che tutela il proprio assistito verificando ed autorizzando solo le richieste di cessione che rispettano rigorosi parametri.
Il primo documento che l’INPS produce al pensionato è il Modello OBIS-M, nel quale sono riportate le caratteristiche della pensione (es. di anzianità, vecchiaia, invalidità, reversibilità etc), il suo ammontare lordo per l’anno in corso e il corrispondente netto. Il dato mensile viene invece riportato nel cedolino che corrisponde alla busta paga del dipendente.
Il calcolo del quinto massimo viene invece determinato a cura dell’Inps (o del relativo ente pensionistico es. ENPAM per i medici) mediante l’emissione della quota cedibile che rappresenta sia la fattibilità dell’operazione, che il quinto massimo trattenibile dalla pensione.
Ultimo aggiornamento novembre 2021